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Corso per designer di moda al csf - www.csf-formazione.it

SEDE DEL CORSO : CSF srl - Via Signorelli 27, 80017 Melito di Napoli
DURATA : 400 ore
FREQUENZA : 2 o 3 lezioni alla settimana
NUMERO MASSIMO PARTECIPANTI : 15
SCADENZA ISCRIZIONI : al raggiungimento del numero massimo di partecipanti
RATEIZZAZIONE : tutti i corsi CSF sono rateizzabili senza interessi per l’intera durata del corso
TITOLO : qualifica professionale riconosciuta a livello nazionale ed europeo

INFO: www.csf-formazione.it

TELEFONO: 800680892

FIGURA PROFESSIONALE FORMATA

Designer moda Il “ Designer di Moda ” è aperto verso lo scenario esterno per comprenderne l’incessante trasformazione e catturarne le tendenze più all’avanguardia, sia in termini di gusto che di innovazioni tecnologiche.

La continua sperimentazione di nuovi linguaggi e modalità espressive consente, inoltre, agli studenti di comunicare nei loro progetti “idee dinamiche”, in sintonia con i cambiamenti del costume e della società.

Grazie a questo approccio flessibile e trasversale, i futuri professionisti della Moda, del Design, troveranno nel corso “designer di moda” lo spazio ideale per far vivere pensieri e intuizioni, dando forma e contenuto reali alle proprie idee creative. In un mondo caratterizzato da cambiamenti rapidi e costanti, si intende proporre un nuovo modello formativo, sensibile alle provocazioni della società contemporanea, capace di recuperare il sapere come fonte di ricchezza interiore e come premessa per una migliore qualità della vita.

Un modello formativo basato sulla capacità di giudizio e interpretazione, sulla curiosità e la creatività, sulla contaminazione e ibridazione dei linguaggi della Moda, Design, Arti Visive e Comunicazione, più che sulla semplice trasmissione di contenuti e informazioni. Un approccio educativo dunque, che trasmetta non solo il puro sapere, ma una cultura vera che permetta, attraverso la conoscenza, la costruzione di un progetto di vita personale, professionale e sociale. Nello specifico, il corso mira a formare una figura professionale con competenze e abilità specifiche nell’area del design di accessori e scarpe, tali da poter seguire tutte le fasi progettuali, dal concepì all’elaborazione creativa, dalla verifica di fattibilità al controllo del prototipo, dialogando con competenza con i diversi professionisti specializzati nei vari ambiti progettuali e produttivi, ma si presenta anche, come un percorso formativo per quanti vogliono unire tecnica e creatività nella progettazione di accessori, tessuti e collezioni di abbigliamento. Un’offerta fortemente legata alla realtà imprenditoriale locale con una focalizzazione alle differenti applicazioni del tessuto tecnico, con la quale si intende pertanto rispondere in maniera esaustiva alle esigenze di formazione sempre più diversificate ed articolate di un settore fondamentale per la cultura e l’economia italiana e internazionale. Va specificato che quello per “Designer di Moda” è un corso che copre trasversalmente molti segmenti della filiera Moda, dagli ambiti più creativi a quelli più gestionali e commerciali, non a caso questo corso consente agli aspiranti “Designer di moda” di sviluppare e gestire proposte stilistiche di abbigliamento e accessori in linea con le esigenze del mercato e di divenire potenziali professionisti in grado di unire tecnica e creatività per la progettazione di collezioni abbigliamento, scarpe e accessori associati all’impiego delle nuove tecnologie e dei nuovi materiali.

OBIETTIVI E ANALISI DEL FABBISOGNO

Il settore Tessile-Abbigliamento-Calzature (TAC) è uno dei settori economicamente più rilevanti in Europa: le 177.000 imprese esistenti sul territorio hanno, infatti, un giro d'affari globale di € 200 miliardi, il quale rappresenta circa il 4% della produzione manifatturiera totale dell'UE e il 7% dell'occupazione dell'industria manifatturiera (2, 1 milioni di lavoratori).
Insomma l'UE, insieme agli USA, è oggi al primo posto nel commercio mondiale dei prodotti tessili e dell'abbigliamento, è anche il maggior esportatore mondiale di prodotti tessili ed il secondo esportatore di abbigliamento dopo la Cina.
Tale settore, così ben florido, affronta però attualmente sfide senza precedenti: l'allargamento dell'UE, l'abolizione dei contingenti per l'importazione del 1° gennaio 2005 e una maggiore apertura commerciale in virtù del vertice di Doha per lo sviluppo dell'OMC.
Queste sfide, accompagnate da un marcato rallentamento dell'attività economica, stanno già causando cali della produzione e dell'occupazione in un momento in cui gli effetti dell'eliminazione dei contingenti, in particolare, non sono ancora stati sentiti pienamente.
Circoscrivendo l’analisi all’Italia, l’industria del Tessile-Abbigliamento-Calzature esercita per il sistema produttivo del paese un ruolo di indubbia importanza. Il TAC con il 24% dell’occupazione manifatturiera, il 16, 5% del valore aggiunto e il 17% delle esportazioni rappresenta un settore di specializzazione per l’economia nazionale.
Si tratta di dati di eccezionale valore se confrontati con gli altri paesi europei di tradizione tessile, Regno Unito, Francia e Germania, dove il contributo in termini di valore aggiunto si aggira intorno al 5% e l’incidenza dell’occupazione del settore all’interno dell’industria manifatturiera non supera il 10%.
In ambito internazionale, l'Italia costituisce il maggior produttore-moda in Europa con una quota pari a circa il 35%; seguono la Germania con il 20%, la Francia con il 17% e il Regno Unito con il 10%. Inoltre, nonostante l’importante crescita del settore nei paesi in fase di industrializzazione, il sistema moda Italia continua a occupare la terza posizione nelle esportazioni mondiali con una quota che si aggira intorno al 9% (3% Regno Unito, 4% Francia e 6% Germania).

LE SUE PROSPETTIVE
Dal secondo dopoguerra, il TAC italiano ha vissuto intense fasi di trasformazione.
Il primo importante mutamento è stato negli anni cinquanta e sessanta quando da settore prevalentemente artigiano il TAC si è dato una solida base industriale; è seguita poi una seconda trasformazione tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, quando si scelse di puntare su qualità, moda e internazionalizzazione per lo sviluppo del settore.

Dalla metà degli anni ottanta è partita la terza fase di trasformazione del settore che sarà forse quella più delicata per il futuro del TAC italiano. Il sistema produttivo deve adeguarsi alla nuova geografia mondiale della produzione e del consumo che si sta disegnando con il procedere della globalizzazione delle economie e dei mercati.
Con l’Uruguay Round, che ha previsto un graduale smantellamento dell’Accordo Multi Fibre, il settore TAC ha visto progressivamente cadere a livello mondiale tutte le restrizioni commerciali, secondo un percorso in tre tappe che terminerà nel 2005. Se si restringe l’ambito alla sola Europa, non ci saranno più barriere commerciali con i paesi PECO (Europa Orientale) che rappresentano un’area a basso costo del lavoro con un’importante tradizione tessile.
Risultati ancora più interessanti per le nostre imprese del settore si potranno raggiungere con la Cina, sia come mercato di sbocco delle nostre produzioni sia con la costituzione in loco di joint-venture.

L’industria del TAC dovrà adeguarsi a questo processo di mondializzazione che produrrà l’inasprimento della concorrenza su scala internazionale, ma anche lo sviluppo di nuovi mercati.
Il risultato di questa trasformazione, dovrà essere:

  • una grande filiera produttiva integrata e ad alta intensità tecnologica, che va dai produttori di meccanotessile alla distribuzione, e che sia in grado di realizzare una produzione di alta qualità in tempi compatibili per soddisfare le esigenze del mercato;
  • un sistema produttivo che opera in una dimensione globale, con l’allargamento verso i paesi emergenti, che con la mondializzazione rappresentano le principali aree di crescita dei consumi di prodotto tessili;
  • un Sistema Moda Italia riconosciuto per il suo patrimonio materiale e per il suo valore immateriale.

Con questo nuovo sistema-moda, l’effetto dovrebbe essere quello della creazione di un nuovo settore "TAC evoluto", non più da contrapporre bensì da distinguere dal sistema produttivo tradizionale. In altre parole, con il completamento di questo processo dovrebbe realizzarsi una differenziazione di prodotto tale da rendere obsoleta la semplice separazione tra produzioni ad alto e produzioni a basso valore aggiunto.

Il sistema industriale TAC europeo, e in particolar modo quello italiano, ha già intrapreso da diversi anni la strada per realizzare questo cambiamento, con una strategia che si articola su investimenti che vanno nella direzione:

  • dell’internazionalizzazione completa e funzionale ai nuovi mercati di sbocco;
  • dell’innovazione di processo e prodotto;
  • del rafforzamento sistemico dell’intero ciclo produttivo fino alla distribuzione; della formazione;
  • della valorizzazione del fattore moda.

La validità di questa impostazione trova conferma nella sostanziale tenuta delle quote di esportazioni mondiali dell’Italia; risultato non raggiunto dagli altri paesi industrializzati che hanno subito tutti delle perdite nel corso degli anni.

Questa strategia, riconosciuta dallo stesso Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea come l’unica alternativa di sviluppo futuro del TAC per sostenere la nuova sfida globale, richiede di essere assecondata da iniziative coerenti sia sul piano nazionale sia su quello europeo. Con l’avanzare della mondializzazione, infatti, si è imposto alle imprese un’accelerazione della trasformazione e dell’adeguamento ai più elevati standard di efficienza, e questo non è sostenibile, in particolar modo per quelle piccole, se non con un intervento pubblico che crei un ambiente favorevole all’azione delle imprese.

Oggi però gli strumenti pubblici sono più in sintonia con le caratteristiche degli altri settori industriali che con il TAC. E’ quindi opportuna una verifica che consenta di evidenziare i cambiamenti necessari che garantiscano al TAC un trattamento, rispetto agli altri settori, che sia coerente con le politiche economiche ed industriali del Governo.
Si tratta di un azione particolarmente delicata, in quanto deve conciliarsi con i vincoli europei che al fine di tutelare la concorrenza intra-UE ammettono interventi di tipo verticale (settoriali) solo per i settori ritenuti strategici per l'economia dell’Unione o per i settori in crisi.

Esistono però delle priorità per l’Unione che invece trovano una forte compatibilità con il settore, e queste sono rappresentate dagli interventi a favore delle PMI, e dalle deroghe a favore dell’occupazione femminile.
La stessa regionalizzazione della politica industriale, quale modalità di azione privilegiata dalla UE, trova forti affinità con il settore che è organizzato in aree a specializzazione produttiva (distretti).
Il settore TAC sino ad oggi, disponendo di una filiera completa e di medio-alto livello, che interagisce in modo integrato, è riuscito, nonostante la piccola dimensione delle imprese, a realizzare produzioni che, per il loro contenuto moda e qualità, hanno ridimensionato il peso competitivo della variabile prezzo. Questo è stato possibile perché il modello a rete esistente, consentendo un facile trasferimento di risorse (prodotti, informazioni, capitale umano, tecnologia) permette di ridurre la dimensione minima necessaria per realizzare prodotti ad alto valore aggiunto. La politica industriale per il settore prevede in definitiva un forte orientamento verso la globalizzazione non solo in una logica difensiva ma anche attraverso la conquista dei nuovi spazi che questo processo di apertura realizzerà. Si tratta di promuovere un processo di trasformazione che, creando le condizioni per cogliere le opportunità della globalizzazione, contenga delle importanti potenzialità di sviluppo per il sistema TAC italiano.

NECESSARI INTERVENTI
L’industria tessile-calzaturiera, per sostenere l’impatto con la globalizzazione deve collocarsi su produzioni che hanno una bassa elasticità nei confronti della variabile prezzo; si tratta dell’unica possibilità per contrastare l’ingresso di concorrenti che dispongono di una struttura dei costi non raggiungibile dall’industria europea. Puntare su prodotti di fascia medio alta ovviamente produce una contrazione dei mercati tradizionali che va compensata con l’allargamento verso le aree di nuovo consumo.
Questa condotta articolata impone un impegno di risorse a favore:

  • di un’internazionalizzazione completa e funzionale ai nuovi mercati di sbocco;
  • dell’innovazione di processo e di prodotto, accompagnata da un miglioramento crescente del rapporto costo-qualità;
  • del rafforzamento sistemico dell’intero ciclo produttivo fino alla distribuzione, ottimizzando i tempi di risposta al mercato;
  • della formazione per preparare e qualificare il capitale umano alle nuove esigenze del settore;
  • della valorizzazione del fattore moda affinché i fattori imitativi ed il solo aggiornamento alle innovazioni non siano sufficienti per i nuovi competitori che vogliano accedere alle nuove produzioni.

IL CAPITALE UMANO E IL FABBISOGNO FORMATIVO
Un fattore che ha reso possibile il successo del sistema-moda è rappresentato dal "Capitale Umano" che ha contribuito in maniera determinante all’affermazione delle imprese e dei prodotti italiani nel mondo. Essendo quello della moda, un settore tradizionalmente radicato in Italia e con un’importante tendenza a svilupparsi in zone circoscritte, è stato possibile un percorso formativo di risorse umane qualificate, prevalentemente attraverso un processo esperienziale.

Il Sistema-Moda Italia, quindi, agevolato dalla tradizione nel suo insediamento e dalle caratteristiche di organizzazione territoriale, è riuscito sino ad oggi a soddisfare autonomamente e spontaneamente le sue esigenze formative. In questi ultimi anni, però, una parte dell’industria del TAC si sta sempre più trasformando da manifatturiera a capital-intensive, con un continuo sviluppo tecnologico sia di processo sia di prodotto.
Per l’intero settore, la qualità del prodotto e il fattore moda stanno diventando sempre più centrali per sostenere la competizione mondiale. Inoltre, è divenuta condizione necessaria una riorganizzazione dell’impresa tale da renderla snella e flessibile, per assecondare rapidamente le esigenze del mercato.

In questo processo di rapida evoluzione, le imprese necessitano sempre più di personale qualificato e perfettamente formato. Il progetto in esame, fondandosi su tali considerazioni, intende quindi garantire la “creazione” di figure professionali come i Designer di Moda, perseguendo allo stesso tempo l’obiettivo di occupare o rioccupare i disoccupati e gli inoccupati della Regione. Essi, infatti, in tal modo formati, avranno la possibilità di reinserirsi a pieno titolo nel mondo del lavoro, ed in particolare in tale settore così florido.

PROGRAMMA DIDATTICO

A) MODULI BASE :

  • PROMOZIONE DELLE CONDIZIONI DI PARI OPPORTUNITA’ NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E NORMATIVA DI RIFERIMENTO
  • CENNI DI ECOLOGIA E AMBIENTE, SVILUPPO SOSTENIBILE ED EVENTUALE NORMATIVA SETTORIALE DI RIFERIMENTO.
  • INFORMATICA E WEB: CONOSCENZE TEORICHE E UTILIZZO PRATICO DEGLI STRUMENTI.
  • NORME DI PREVENZIONE E PROTEZIONE SUI LUOGHI DI LAVORO
  • CENNI SULLA NORMATIVA SUI DIRITTI E DOVERI DEI LAVORATORI ANCHE CON RIFERIMENTO ALLE MODALITA’ E CARATTERISTICHE DEI CONTRATTI TIPICI E ATIPICI. LA CONTRATTAZIONE.
  • CENNI SUL SISTEMA FISCALE IN VIGORE
  • CENNI DI PROJECT FINANCING: LEGGI AGEVOLATIVE, FONDI STRUTTURALI, AUTOIMPIEGO.
  • B) MODULI DIDATTICI :

  • Storia e tendenze di mercato nel campo della moda: Abbigliamento e Accessori
  • Industria dell'abbigliamento e cicli di lavorazione industriale
  • Abbigliamento e accessori di moda: caratteristiche, tipologie, cicli e metodologie di lavorazione e creazione del prodotto finito
  • Tecniche di progettazione grafica ed elaborazione, lettura ed interpretazione del disegno tecnico ed artistico
  • Tecniche di grafica computerizzata
  • REQUISITI RICHIESTI

    Per essere ammessi al corso è necessario essere in possesso della Licenza di Scuola Media Inferiore


    Prezzo: N.D. | Tipo: vendo

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