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Le chiese parte 1

Chiesa (architettura) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Schizzo di chiesa a pianta centrale (con cappelle per gemmazione), di Leonardo da Vinci
Chiesa in Grecia
Interno della cattedrale di Saint Denis in Francia
La chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Monaco di Baviera
Cattedrale di Tokyo di Kenzo Tange

Una chiesa in architettura è un edificio specificamente dedicato per il culto religioso cristiano .

Il termine deriva dal latino ecclesia e dal greco εκκλησια ( ekklesìa ), cioè comunità come effetto di una convocazione (vedi Chiesa (Bibbia) ).



Significato

Nel Cattolicesimo , a differenza delle sinagoghe dell' Ebraismo , l'edificio di culto è anche sede della divinità, così come avveniva nella religione greco-romana (con l'eccezione, nell'ebraismo, del Tempio di Gerusalemme ). Questo perché per il cattolicesimo, anche se spiritualmente Dio è ritenuto onnipresente, la Chiesa contiene al suo interno la reale presenza del corpo e del sangue di Cristo, cioè sotto le specie eucaristiche. Il termine chiesa originariamente indicava la comunità di persone convocata da Dio. Con il tempo il termine ha portato a significare anche il luogo dove avviene l'incontro della comunità; infine ha acquisito questo significato praticamente in senso fisico.

Denominazioni

Gli edifici ecclesiastici cristiani possono avere varie denominazioni, a seconda della loro tipologia , funzione o importanza:

  • basilica cristiana - chiesa di grandi dimensioni a cui sono stati conferiti speciali diritti cerimoniali dal Papa
  • basilica patriarcale - basilica principale di un patriarcato
  • battistero - edificio specificamente destinato al rito del battesimo , spesso a pianta centrale
  • cappella - ampia nicchia ricavata all'interno di una chiesa, o piccolo edificio funzionalmente legato ad altri edifici. Il temine, originariamente usato solo dai Franchi , deriva da cappa, ed era riferito all'ambiente dove si officiavano le funzioni religiose per i re Franchi, che conteneva la reliquia della cappa di San Martino , santo patrono e protettore del regno.
  • cattedrale - la chiesa da dove il vescovo presiede le celebrazioni diocesane e dove, in passato, i canonici celebravano gli uffici corali.
  • chiesa abbaziale - chiesa di una abbazia , in cui i monaci celebrano l'ufficio monastico
  • chiesa arcipretale o arcidiaconale - la chiesa di riferimento di una forania cioè un insieme di parrocchie, nel quale il lavoro dei parroci è coordinato dall'arciprete o dall'arcidiacono.
  • chiesa parrocchiale - la chiesa di riferimento di una parrocchia (cioè di una frazione del territorio di una diocesi ), retta da un parroco
  • chiesa rettoriale - la chiesa storicamente importante la quale però non ha una parrocchia correlata, ma è inclusa nella giurisdizione di una chiesa parrocchiale, il sacerdote presente si chiama rettore .
  • collegiata - chiesa storicamente sede di un collegio di canonici, con funzioni religiose simili alla cattedrale.
  • duomo - termine generico che indica la chiesa più importante di una città
  • pieve - chiesa rurale in cui poteva essere conferito il battesimo e con speciali diritti sulle chiese figliali. Il parroco spesso era un arciprete .
  • sacro monte - complesso devozionale posto sul versante di una montagna con una serie di cappelle o edicole contenenti scene figurative
  • santuario - chiesa specificamente dedicata al culto particolare di un Santo e spesso meta di pellegrinaggi
  • tempio - termine generico, spesso riferito ad un edificio religioso monumentale, adibito a culti anche diversi da quello cristiano
Storia Età precostantiniana

L'edificio ecclesiastico come è attualmente inteso non si è potuto sviluppare prima dell' Editto di Costantino del 313 , anno in cui è stata concessa la libertà di culto ai cristiani. Fino ad allora i cristiani usavano riunirsi in edifici privati, chiamati domus ecclesiae (case della comunità).

Basiliche e battisteri

Con la libertà di culto si pose anche il problema di come costruire gli edifici necessari per la liturgia cristiana, che poteva essere celebrata pubblicamente. Venne adottato il modello basilicale. La basilica esisteva già come tipologia architettonica romana, ed aveva la funzione di edificio pubblico, non legato alla religione. Il tempio classico non poteva infatti servire come modello per la chiesa cristiana, poiché legato ad una religione aborrita e perché anche funzionalmente poco adatto, in quanto non prevedeva la fruizione interna dello spazio da parte del fedele, ma piuttosto quella esterna.

L'edificio basilicale, nella rielaborazione cristiana, subisce delle trasformazioni non solo funzionali ma anche estetiche. La percorrenza diviene prevalentemente longitudinale, con lo spostamento della porta principale su di un lato corto e la localizzazione dell' altare sul lato opposto, spesso dotato di abside . Tra la navata e l'altare (il cui spazio circostante viene denominato presbiterio ) spesso viene posta una navata minore trasversale, chiamata transetto , che rende la pianta dell'edificio simile ad una croce .

Anche nell'alzato si hanno delle modifiche sostanziali. Viene limitata la profusione di marmi e decori tipici dell' architettura romana imperiale, e al posto della copertura a crociera della navata centrale si preferisce la copertura con capriate lignee, che dà all'edificio un aspetto meno sontuoso. Spesso le pareti vengono ricoperte da cicli di mosaici o affreschi , che smaterializzano lo spazio, coerentemente con la visione ascetica del primo cristianesimo.

Costantino stesso patrocinò l'edificazione di numerose chiese. Fra queste le quattro basiliche patriarcali di Roma , le basiliche di Gerusalemme e Costantinopoli .

Un altro edificio cristiano che ebbe origine in quest'epoca fu il battistero . Anche in questo caso il riferimento fu un edificio romano "profano", l'edificio a pianta centrale (circolare o poligonale) delle terme romane , contenente le vasche per l'acqua. È evidente la connessione di tipo funzionale. Il rito del battesimo avveniva infatti per immersione, e l'architettura termale, opportunamente rielaborata, si prestava ad essere reinterpretata per questo scopo.

Bisanzio

L'architettura sacra bizantina è la rielaborazione delle due tipologie della basilica e del battistero. Si sviluppa infatti anche la chiesa a pianta centrale, spesso edificata in onore di un martire . Un altro elemento che avrà una grande importanza anche negli sviluppi futuri è la cupola . Fra queste, quella che colpirà maggiormente la fantasia dei contemporanei sarà quella di Santa Sofia di Costantinopoli, che diverrà anche il modello ideale delle moschee ottomane.

Medioevo

Il Medioevo è il periodo del grande sviluppo dell'architettura ecclesiastica. Nell' alto Medioevo le chiese non sono di grandi dimensioni. I modelli planimetrici sono quelli già codificati nel tardo antico, ma appaiono significative varianti locali. Il Medioevo è anche il periodo della costituzione della capillare organizzazione ecclesiastica. Il territorio rurale viene suddiviso in plebanati , con a capo una pieve , cioè una chiesa dove veniva amministrato il battesimo, e con chiese figliali dipendenti. Nelle città, soprattutto dopo l'anno mille, in età romanica , assumono importanza le cattedrali , cioè le chiese in cui risiede il vescovo. Anche le abbazie benedettine conoscono un grande sviluppo. Fra queste il monastero più importante nell'Europa medievale è certamente il monastero di Cluny , in Borgogna , l'edificio ecclesiastico di maggiori dimensioni dell'epoca. Nel XII secolo l'architettura ecclesiastica subisce un'importante trasformazione ed accelerazione, con la costruzione del primo edificio gotico , l' Abbazia di Saint-Denis vicino Parigi. Progressivamente, l' architettura gotica diventa il linguaggio comune a quasi tutta l'Europa occidentale. Fra le innovazioni di questo nuovo modo di concepire l'edificio sacro vi è il grande sviluppo della parte orientale della chiesa, con il deambulatorio attorno al coro , e l'uso della volta a crociera e dell'arco acuto negli alzati, che da' slancio e coerenza formale a tutto l'edificio.

Nel periodo gotico si sviluppano, inoltre, una serie di edifici specialistici. Fra questi le chiese degli ordini mendicanti , dotate, diversamente dalle cattedrali e dalle chiese collegiate , di ampie navate, coro ridotto e decorazione semplificata, funzionali all'attività di predicazione svolto da questi ordini religiosi .

Età moderna

Nel Rinascimento l'architettura ecclesiastica tradizionale viene confrontata con i modelli derivati dall'antichità classica. Si cerca di coniugare i due modelli in realtà eterogenei, in parte ritornando agli schemi basilicali paleocristiani, in parte formulando dei modelli nuovi, di sintesi, come la chiesa a pianta centrale teorizzata dagli architetti umanisti del '400 toscano e poi romano. Tale sintesi avrà il suo momento di maggior vigore all'inizio del '500, quando verrà addirittura demolita la basilica costantiniana di San Pietro per fare posto ad un edificio a pianta centrale con una cupola maggiore di quella del Pantheon .

L'architettura ecclesiastica del Rinascimento andrà incontro ad una crisi in seguito agli sconvolgimenti che subirà la chiesa con la riforma protestante . Il concilio di Trento non delibererà direttamente sull'architettura chiesastica, ma faranno scuola le chiese fatte erigere dal cardinale Carlo Borromeo di Milano , che diverranno i modelli dell'architettura della controriforma . Questi edifici mantengono la tradizionale pianta basilicale, un linguaggio classico negli alzati e la cupola all'incrocio del transetto. Questo modello si diffonde in tutta Europa e diventa quasi il linguaggio ufficiale del cattolicesimo, infuenzando anche l'architettura dei paesi riformati, che però adottano inizialmente un linguaggio meno monumentale e talvolta con persistenze della tradizione gotica.

Se i primi modelli borrominiani sono piuttosto severi ed austeri, ben presto nel corso del XVII secolo con il barocco l'architettura sacra diventa l'occasione di spregiudicate sperimentazioni architettoniche, ed il linguaggio classicista del Rinascimento viene reintrepretato con fantasia e vigore, applicando all'architettura forme geometriche, come ellissi e concavità - convessità, diverse da quelle ad angolo retto o basate su circonferenze perfette del Rinascimento.

Dal punto di vista funzionale le chiese barocche mantengono la distinzione fra navata riservata ai fedeli e presbiterio con l'altare maggiore. Il coro spesso si sposta dietro l'altare (fino all'età gotica era davanti all'altare). Vengono eliminati tramezzi ed altri elementi che ostruiscono la vista, forzando la concentrazione dei fedeli verso il centro dell'altare. La navata centrale diviene predominante, mentre quelle laterali spesso vengono utilizzate per altari laterali. Il pulpito spesso è in mezzo alla navata (disposizione già introdotta dagli ordini mendicanti nel Medioevo per facilitare l'ascolto) e spesso è presente una cantoria a balcone, disposta o ai lati dell'altare contrapposta all'organo o sotto l'organo stesso. Talvolta la cantoria è disposta sopra la porta d'ingresso.

Nelle chiese protestanti la distribuzione dello spazio è meno assiale. Spesso le chiese sono dotate di tribune sopraelevate e il pulpito generalmente ha un grande rilevo. Nelle chiese anglicane la disposizione dell' altare darà occasione a grandi dispute, simili a quelle avvenute nelle chiese cattoliche dopo il concilio Vaticano II .

XIX e XX secolo

Con il romanticismo l'architettura sacra conosce un grande sviluppo, riprendendo il linguaggio degli stili storici, dapprima con il neogotico e in seguito recuperando anche le altre epoche. Negli anni successivi l'edilizia delle chiese subirà l'influenza di quella più generale dell'architettura, senza che vengano poste in discussione le funzioni tradizionali dell'edificio sacro. In campo cattolico, dopo il concilio Vaticano II l'architettura sacra conosce un periodo di riorganizzazione per trovare una diversa identità. Le chiese postconciliari generalmente mantengono una forte centralità e unidirezionalità (come nel barocco), a cui si aggiunge una semplificazione degli elementi d'arredo. L'altare viene rivolto verso il pubblico, seguendo la tradizione paleocristiana, e vengono del tutto eliminate le balaustre di separazione. Il pulpito viene sostituito da un ambone o eliminato del tutto. Spesso non è presente l'organo a canne né la cantoria come spazio separato, in quanto la musica sacra perde la sua impronta esclusivamente classica.

I luoghi di riunione prima della pace della chiesa

La vita e le condizioni di culto della comunità cristiana prima dell' Editto di Milano del 313 , con il quale il cristianesimo viene legalmente riconosciuto, sono state questioni lungamente dibattute, ma in effetti pochi sono i dati reali ed obiettivi. Le fonti, infatti, sono scarse e comunque imprecise, soprattutto riguardo agli ambienti destinati al culto ed alle modalità dello stesso. Le dure persecuzioni e la clandestinità a cui erano obbligati i cristiani determina una condizione di precarietà anche nella scelta del luogo in cui officiare la liturgia.

Ecclesiae domesticae

Secondo il Deichmann , i monumenti cristiani più antichi sono parte della cultura dell' epoca romana imperiale , poiché la cultura dei primi fedeli non doveva essere diversa o separata da quella dell'ambiente in cui vivevano. I luoghi di culto precedenti la basilica erano, infatti, delle case private adibite allo scopo, che risalgono a prima del III secolo DC, chiamate ecclesiae domesticae (" chiese domestiche "), nelle quali soltanto uno o più ambienti erano destinati al culto. Tali ambienti presentavano spesso elementi divisori ed erano forniti d'arredamento mobile che, all'occorrenza, si poteva nascondere velocemente.

Secondo la normativa sulle riunioni all'interno di case private, gli incontri si svolgevano sotto la responsabilità del proprietario, il cui nome era indicato nel titulus (tabella esposta all'esterno dell'edificio). Egli aveva l'obbligo di far sì che non avvenissero disordini e che non fosse arrecato disturbo alcuno alla quiete pubblica. Le ecclesiae domesticae erano quindi prive di qualunque carattere distintivo e non presentavano uniformità tipologica: per questo motivo le tracce materiali del primo cristianesimo sono molto scarse nel primo secolo e mezzo.

Per svariate generazioni l'edificio di culto rimase profano, non consacrato, e l' eucaristia era celebrata su un comune tavolo privo di qualsiasi carattere sacro. Ma, oltre che dallo stato di clandestinità della nuova religione, questa situazione era originata anche dalla particolare spiritualità del cristianesimo primitivo , un culto non più legato ad un edificio materiale o ad un luogo specifico, ma vissuto nello spirito del singolo individuo e della comunità. Il termine ecclesia (dal termine greco per "assemblea"), infatti, secondo San Paolo , indica la comunità dei battezzati , non un "edificio costruito dalle mani dell'uomo".

Per i primi due secoli, le fonti storiche forniscono diversi accenni sull'uso di case private prestate di volta in volta come luoghi di culto. La notizia secondo la quale, dopo la morte di Gesù , Maria ed i discepoli si riunirono a pregare in una "camera alta" situata in un piano soprelevato, ci fa ragionevolmente ipotizzare l'esistenza di camere analoghe utilizzate per le funzioni liturgiche -domenicali, alle quali si accenna anche negli Atti (XX, 7-9) e nelle epistole paoline (1 Cor. XVI, 19; Ad Rom. XVI, 3-5; Ad Colos. IV, 15; Ad Philem. 1, 2-3). Intorno alla metà del II secolo Giustino riferisce che le riunioni si svolgevano dove fosse possibile (Apol. I, 65-67), mentre già alla fine dello stesso secolo Minucio Felice (Octavius IX, 1) c'informa che col termine sacraria si denominavano i luoghi di culto, dando quindi testimonianza di ambienti destinati soltanto a tale funzione. Qualche decennio più tardi, nel testo siriaco delle " Recongnitiones Clementinae " (X, 71) si cita un certo Teofilo che dona la sua casa alla chiesa perché venga adibita a luogo di culto.

Domus ecclesiae

Una prima svolta verso la nascita d'una struttura edilizia più complessa si ha a partire dal III secolo , quando la comunità cristiana si è notevolmente ingrandita e strutturata grazie ad un preciso ordinamento gerarchico riconosciuto dalle autorità e alla costruzione di un patrimonio comunitario. E ha guadagnato l'appoggio e la protezione di una parte della classe dominante. Cominciano allora a manifestarsi le condizioni perché i luoghi ci culto diventino e stabili e di proprietà della comunità. La ecclesia domestica si trasforma così nella domus ecclesiae . Tutti gli ambienti vengono adibiti ad uso liturgico, con varie funzioni: vi sono una grande sala per le riunioni aperte sul cortile centrale, un battistero , una stanza per l' Agape (istituzione caritatevole che consisteva in una cena offerta ai poveri ed alle vedove) e, talvolta al piano superiore, anche l'abitazione dei sacerdoti ed alcune stanze per coloro che si preparavano a ricevere il battesimo .

La stabilizzazione del luogo di culto provoca anche un mutamento di significato nel termine greco ecclesia che ora non designa più solo la comunità dei fedeli, ma anche il luogo di riunione, la casa di Dio, quindi un santuario , anche se ufficialmente l'edificio di culto viene considerato ancora profano. Questa graduale trasformazione pone alcuni dei presupposti per la nascita della basilica cristiana. Domus ecclesiae si ritrovano un po' ovunque in tutto l'impero ma, tra le più antiche, si ricordano quella scoperta in Siria a Doura Europos sull' Eufrate e quella scoperta a Roma sotto la chiesa di San Martino ai Monti .

È ovvio che, pur avendo le stesse funzioni, questi edifici non avevano sempre una struttura comune, ma piuttosto questa dipendeva dalla regione geografica, dalla tipologia dell'abitazione originaria e dalla possibilità di adattare un edificio preesistente alle esigenze di una comunità. Nulla, del resto, ci suggerisce che prima della pace della chiesa i cristiani abbiano sviluppato un'architettura monumentale. Essi usano, infatti, edifici di civile abitazione perfettamente inseriti nella tradizione dell'architettura domestica del luogo e del periodo. Solo in presenza di graffiti o di pitture con temi cristiani è possibile distinguere una domus ecclesia da una normale casa d'abitazione. E questo tipo di edificio resisterà ancora nel IV secolo , quando vengono realizzate le prime basiliche – come dimostrano gli esempi più evoluti di domus ecclesiae di IV secolo, scoperti in Siria (a Qirq-Bize ) e in Inghilterra (a Lullinston , nella diocesi di Southwark) – e finché saranno definitivamente sostituite dalle chiese vere e proprie.

Domus ecclesiae di Doura Europos

Quella di Doura Europos fu costruita nel 232 DC, come attesta un graffito. Il suo eccellente stato di conservazione è dovuto al fatto che, essendo stata inglobata nella cinta muraria costruita nel III secolo per proteggere la città dagli attacchi, rimase sepolta dal crollo del terrapieno delle mura stesse durante l'assedio dei Parti nel 258 DC. Il pianterreno ci offre una nitida visione di quello che doveva essere l'aspetto delle prime chiese comunitarie. L'edificio è provvisto di un atrio circondato da ambienti di varie dimensioni e da un portico. La chiesa vera e propria è la stanza più grande del piano terra. Essa si apre a sud dell'atrio, ed è costituita dall'unione di due ambienti più piccoli mediante l'abbattimento del muro divisorio. Sulla parete est dell'aula è visibile la cattedra per il presbitero (sedile per l'anziano a capo della comunità). Adiacente a questa sala (e comunicante con essa) è il catecumeneo (locale destinato alla catechesi per la preparazione al battesimo), ubicato sul lato ovest dell'atrio e comunicante con quest'ultimo attraverso una larga apertura. Infine, da un piccolo passaggio sulla parete nord del catecumeneo si accede al battistero . Quest'ultimo è un vano di modeste dimensioni, con una vasca battesimale sulla parete ovest ed affreschi raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento (particolarmente notevoli sono le figure di un' orante e di un Buon Pastore ), la cui funzione, più che decorativa, era prettamente didattica. Al piano superiore erano le camere destinate ad abitazione.

Tituli a Roma

Per quanto riguarda la città di Roma, gli scavi condotti presso alcune basiliche d'origine paleocristiana hanno riportato alla luce i resti di case private risalenti al III secolo DC. La maggior parte delle chiese romane che vantano una tradizione paleocristiana sono, infatti, fondate su precedenti domus ecclesiae o tituli .

Il titulus indicava originariamente la tabella (di marmo , legno , metallo o pergamena ) che, posta accanto alla porta di un edificio, riportava il nome del proprietario. Successivamente ai tituli privati (che, oltre alla sala cultuale e ai locali annessi per usi liturgici, comprendevano l'abitazione privata), nascono quelli di proprietà della comunità, che conservavano il nome del fondatore o del donatore della casa.

I tituli, come le odierne parrocchie , erano soggetti alla giurisdizione della chiesa. Capo della comunità ecclesiale era il presbitero coadiuvato da ministri a lui sottoposti. I vari tituli , anche se identici dal punto di vista funzionale e della finalità, a causa della loro diversa origine e datazione, non si possono considerare come un gruppo omogeneo. Di tutti questi luoghi di riunione possediamo due diversi elenchi, desunti dalle sottoscrizioni dei vari presbiteri nel corso dei due sinodi svoltisi a Roma nel 499 e nel 595 . Confrontando questi due elenchi, in certi casi si nota come il titulus , che nel primo sinodo portava il nome del fondatore o del donatore, nel secondo porta la dedica all'omonimo santo. Probabilmente ciò è dovuto al crescente interesse per il culto dei martiri . Quelli più antichi si trovano generalmente in zone periferiche o popolari della città, mentre quelli nuovi creati dopo la Pace della Chiesa ebbero tutti posizioni più centrale.

Titulus Aequitii (San Martino ai Monti)

A Roma, sotto l'attuale chiesa di San Martino ai Monti e al suo convento, si trova l'edificio romano che è tradizionalmente identificato col Titulus Aequitii , il cui livello pavimentale è dieci metri più basso di quello della chiesa. Il titolo si trova anche nei pressi di un mitreo . Questa particolare vicinanza con un luogo destinato ad un culto misterico ha spinto il Ghetti ad ipotizzare che questa scelta, lungi dall'essere casuale, sia avvenuta nel contesto delle lotte contro i cultori di Mitra .

Fra il sinodo del 499 e quello del 595 , anche il titulus Aequitii cambiò denominazione, e il nome di San Silvestro (in onore dell'omonimo papa ) prevalse su quello del primo proprietario, Equizio, il cui palatium doveva essere sontuoso, a giudicare dai rinvenimenti di pavimenti musivi , di tracce di decorazione affrescata sulle volte , di marmi ed oggetti artistici venuti alla luce all'epoca dei primi scavi. Oggi si scende nel titolo da una scalinata aperta nel ‘600 sul lato occidentale della chiesa. L'ambiente è di forma pressoché rettangolare; una doppia fila di pilastri lo divide in undici vani minori di dimensioni ineguali. Di questi, gli otto vani centrali formano una grande sala a due navate che doveva servire per le celebrazioni liturgiche, mentre i vani laterali costituivano degli ambienti di servizio.

Il titolo, per volere di papa Simmaco , fu ampliato nel VI secolo . Nel IX secolo , papa Sergio II ne ordinò i restauri, erigendovi sopra ed accanto un monastero e l'attuale basilica di San Martino ai Monti.

Titulus Byzantis (Santi Giovanni e Paolo)

Maggiore complessità presentano le strutture originariamente pertinenti al titulus Byzantis , sotto la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo . Qui, intorno alla metà del III secolo , al primo piano di un' insula più antica fu ricavata un'ampia sala, utilizzata probabilmente come luogo di riunione della comunità cristiana. Agli inizi del IV secolo , i vani al pianterreno ricevettero una decorazione ad affresco con soggetti cristiani, comprendenti anche un' orante e un apostolo in vesti di filosofo.

Titulus Clementis (San Clemente)

Un altro complesso cultuale di notevole importanza è quello di San Clemente , nella vallata tra il Colle Oppio e il Celio . Trattasi di un contesto archeologico molto complesso, con una stratificazione di quattro fasi. La fase che ci interessa è quella che vede, intorno alla metà del III secolo DC, il riadattamento al culto cristiano di parte di una domus più antica, nei pressi di un mitreo . La domus ecclesiae sarebbe riconoscibile nell'ambiente in seguito trasformato nella basilica sotterranea di San Clemente, caratterizzato da una grande sala, probabilmente divisa in due o tre navate da file di pilastri e colonne, comunicante attraverso aperture con l'esterno dopo aver attraversato cortili e portici. Lo sviluppo architettonico di quest'ambiente portato alla luce dagli scavi fa supporre che l'edificio sia identificabile col titulus Clementis , di cui parlano gli Atti dei sinodi del 499 e del 595.

Nel IV secolo , all'aula di culto fu aggiunta un' abside e si realizzò un collegamento col vicino mitreo. La basilica fu poi internamente divisa in tre navate mediante due file di colonne sormontate da arcate. Dietro l'abside erano forse presenti gli ambienti di servizio dei pastofori , come lascerebbero intuire delle aperture sul muro di fondo. Le navate erano, inoltre, precedute da un nartece . Tuttavia l'impianto è generalmente caratterizzato da una forte irregolarità, a causa dei continui riadattamenti.

Basiliche cristiane Premessa: la basilica nel mondo romano [ modifica ]

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il termine basilica originariamente non designava l'edificio cristiano, ma un edificio pubblico romano ( basilica forense o civile ), descritto da Vitruvio come un ambiente coperto, a pianta rettangolare, suddiviso in più navate da colonnati o pilastri, il cui ingresso era generalmente su uno dei lati lunghi.

Le basiliche più antiche sorsero nel Foro Romano a Roma a partire dal II secolo a.C. (tra queste la basilica Porcia , 184 a.C. ; basilica Fulvia Emilia (meglio conosciuta come Basilica Emilia , nei suoi rifacimenti successivi), 179 a.C. ; basilica Sempronia , 169 a.C. ) ed avevano la funzione di centro d'affari e di sedi giudiziarie. La basilica diviene ben presto uno degli edifici che ogni città romana deve avere nel suo foro .

La massima realizzazione di questo tipo architettonico si ebbe nel Foro di Traiano con la basilica Ulpia ( 112 d.C.), opera di Apollodoro di Damasco , dotata di due ampie absidi e cinque navate. L'ultima basilica pagana è invece quella di Massenzio presso il Foro Romano , completata da Costantino (inizi del IV secolo d.C.) che, per le sue caratteristiche rientra pienamente nei modi espressivi tardoantichi .

Le teorie sull'origine della basilica cristiana e orientazione dell'edificio di culto

Riguardo all'origine della basilica cristiana, gli studiosi hanno a lungo dibattuto. Si trattava in sostanza, di stabilire se sia stata ripresa dall' architettura romana anteriore, oppure se sia stata ideata ex novo dall' architettura paleocristiana .

Fino al XIX secolo l'opinione dominante rimase quella di Leon Battista Alberti , il quale aveva visto nella basilica forense e giudiziaria romana il prototipo di quella paleocristiana. Tuttavia nell'Ottocento la teoria dell'Alberti è stata più volte rivista e si elaborarono tre diverse ipotesi.

La prima teoria, quella "di derivazione materiale", considera la basilica cristiana come una derivazione da precedenti tipici architettonici classici. Riguardo a quali siano questi tipi, le risposte sono le più svariate: la sala ipostila egiziana di cui parla Vitruvio, gli ipogei e le basilichette cimiteriali romane, una fusione tra la cella tricora e l'aula privata, le varie parti della casa romana, l'aula basilicale delle residenze imperiali tardoantiche.

La "teoria liturgica" sostiene invece che la primitiva architettura cristiana avrebbe avuto un carattere originale, e che la forma dell'edificio basilicale sarebbe stata suggerita e determinata dalla liturgia del nuovo culto.

La teoria "di derivazione composita", quella più moderna e più largamente accettata, tende a riconoscere una molteplicità di apporti delle diverse culture e civiltà, ma al contempo scorge una sapiente rielaborazione dei modelli preesistenti, tanto da riconoscere all' architettura paleocristiana una sua inconfutabile originalità.

Insieme alle denominazioni, anche l'orientazione delle basiliche non fu oggetto a canoni immutabili (per orientazione s'intende il punto cardinale verso cui è rivolta l' abside ). Nel documento più antico, le Costituzioni apostoliche (scritte da un orientale), si prescrive l'orientazione ad est, in omaggio alla regola di pregare col viso rivolto ad oriente, la cui origine risale a tradizioni giudaiche , come molti altri aspetti della prassi e dell'organizzazione cristiana. Molte chiese paleocristiane tuttavia sembrano non rispondere ad alcuna regola precisa, ma piuttosto ad esigenze di topografia locale. A volte l'orientazione è poi determinata da fattori particolari, come ad esempio la presenza della tomba di un martire. Comunque, dall' VIII secolo l'orientazione ad est si afferma in modo decisivo e, dopo il Mille, diventa norma costante per le chiese di tutto il mondo cristiano fino agli anni sessanta del Novecento .

Le parti costitutive della basilica paleocristiana

La basilica paleocristiana era costituita da un insieme d'ambienti, ciascuno dei quali svolgeva una funzione liturgica o assistenziale. La classificazione della comunità in vari gradi e la necessità di assicurare ad ogni categoria il proprio posto durante la celebrazione del servizio liturgico fecero sorgere davanti alla chiesa una serie di ambienti più o meno vasti. Qui si disponevano i catecumeni , cioè coloro che si preparavano al battesimo. A loro era infatti consentito poter seguire dall'esterno la celebrazione, ma non potevano entrare in chiesa.

Atrio o quadriportico

Uno di questi era l' atrio ( atrium ), in forma di "quadriportico", ossia con porticati sui quattro lati, che precedeva l'aula di culto ed era riservato ai gradi più bassi dei catecumeni: gli intercolumni erano chiusi in basso, almeno per alcuni tratti, da cancelli lignei, e riparati in alto da cortine o velaria . La parte centrale scoperta dell'atrio era talvolta occupata da un giardino ( paradisus ) con al centro un recipiente per le abluzioni ( kantharos ) o con fontane su uno dei lati. In qualche caso, sul lato rivolto verso la strada, l'atrio era preceduto da un ingresso monumentale (spesso con la denominazione di protiro ).

Nartece

Uno dei lati del quadriportico metteva in comunicazione l'atrio con la chiesa. Questo lato, solitamente quello orientale, sovente confinava non direttamente con la facciata, ma con un ambiente trasversale, detto nartece , che precedeva l'ingresso della basilica. Inizialmente destinato ad alcuni gradi dei catecumeni ed ai penitenti, esso cambiava in base alla sua posizione.

Era detto esonartece o nartece esterno se si trovava all'esterno della facciata, endonartece o nartece interno se aderiva al prospetto interno e quindi se, incluso nel perimetro della chiesa, veniva a trovarsi nella parte iniziale della navata. Il nartece poteva essere inoltre "semplice", se era costituito da un solo vano trasversale; "doppio", se era formato da due vani trasversali (per esempio Santa Sofia a Costantinopoli ); "a forcipe", quando i lati brevi erano curvilinei (per esempio San Vitale a Ravenna e Santa Costanza a Roma ).