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Tu apprendistato a regime dal 26 aprile, ma la riforma del lavoro bloccherà le assunzioni

Le misure contenute nella riforma del mercato del lavoro sono insufficienti per lo sviluppo dell’apprendistato, anzi pongono dei vincoli per i datori di lavoro tali da scoraggiare l’avvio del rapporto con questo contratto individuato, invece, da tutti come la principale modalità d’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Occorre ricordare che in materia di apprendistato l'intera riforma è già raccolta nel recentissimo Testo Unico (Dlgs n. 167/11 in vigore dal 25 ottobre 2011) che entrerà a regime il 26 aprile, al termine del periodo transitorio che consentiva di avviare al lavoro con la precedente normativa. La nuova norma avrebbe dovuto far ripartire i contratti ridisegnando i contenuti e la formazione, la riforma del lavoro, invece, intervenendo sull’apprendistato, farà diminuire le assunzioni.

I Consulenti del lavoro esprimono i loro dubbi sulle nuove regole dell’art. 5 del ddl che ha iniziato l’iter parlamentare in questi giorni. Le novità introducono, infatti, un ingiustificato limite di accesso al contratto di apprendistato che si pone in contraddizione con la finalità della riforma. Questo blocco avviene sia con la previsione di stringenti limiti numerici all'assunzione di apprendisti, sia con quella della durata minima del contratto stabilita in non meno di 6 mesi. Senza contare poi che l’assunzione di nuovi apprendisti è subordinata alla prosecuzione del rapporto di lavoro al termine del periodo di apprendistato, nei 36 mesi precedenti la nuova assunzione, di almeno il 50% degli apprendisti, escludendo solo i rapporti cessati per recesso durante il periodo di prova, per dimissioni o per licenziamento per giusta causa.

Gli apprendisti assunti in violazione dei limiti saranno considerati lavoratori subordinati a tempo indeterminato.

L'esistenza di un limite numerico rispetto alle maestranze specializzate, secondo i Consulenti del lavoro, assicura già un contenimento di eventuali abusi e l'introduzione di questo ulteriore limite rischia, per penalizzare l'azienda, di non consentire l'ingresso nel mondo del lavoro da parte dei giovani.

Era preferibile evitare interventi ulteriori in materia per due motivi: quanto introdotto in via legale è generalmente demandato ai contratti collettivi che già prevedono condizioni analoghe (per esempio sulla conferma dei contratti già instaurati); la proliferazione di interventi normativi disorienta i datori di lavoro e rischia di creare contenziosi.