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Il commercialista che truffa in carcere anche se fuori dall’albo


La quinta sezione penale della Corte di cassazione, con sentenza n. 32857 del 25 agosto 2011, chiarisce che il commercialista accusato di truffa anche se cancellato dall'Albo non ha diritto agli arresti domiciliari.

Nel ricorso, per ottenere i domiciliari al posto della detenzione in carcere, era stata evidenziata dalla difesa la mancanza delle esigenze cautelari, sulla base del fatto che il commercialista non avrebbe più potuto esercitare in quanto non iscritto all’Albo.

Ma la Corte spiega che nel caso in esame sussiste il pericolo di reiterazione di condotta criminosa, dunque: la cancellazione dall'albo è circostanza poco significativa, “atteso che il rischio consiste non nel fatto che il professionista reiteri lo stesso reato, ma reati della stessa indole”.

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