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ARNICA – (Arnica Montana L. - Asteracee)

ARNICA – (Arnica Montana L. - Asteracee)

Da ragazza, soggiornavo d'estate a Bosco Chiesanuova, in provincia di Verona. Mio padre mi accompagnava spesso in giro per contrade e luoghi: Malga S. Giorgio, Turban, Stopeli, Raute, Gianders, Griez, il monte Tomba, mi divennero presto familiari. Cercavamo piante e fiori spontanei da essiccare, per comporre l'erbario, che mi sarebbe servito per sostenere l'esame di botanica. Ricordo che trovavamo molte specie particolari, dal Giglio Martagone alla Genziana, dal Trollio europeo alla Nigritella, ma mi sono sempre rimaste impresse quelle distese grandi e luminose di Arnica Montana, come spruzzi di vernice gialla. Oggi, (sono passati quarant'anni, da allora), se ne vedono molto poche, forse perché l'abuso della loro raccolta ha inevitabilmente portato alla quasi estinzione della specie, oggi comunque protetta.

Il nome del genere, Arnica, potrebbe derivare da una alterazione del tardo-latino "ptàrmica", a sua volta derivato dal greco "ptàrmikos", (starnutatorio), con allusione alle proprietà connesse con l’odore della pianta e con la fine peluria che ne ricopre lo stelo. Altri autori, però, preferiscono risalire alla parola greca "àrnakis" = "pelle di agnello", facendo riferimento alla delicata trama delle sue foglie. La prima documentazione di questa pianta risulta del 1731, a proposito di un manuale di giardinaggio. In Francia, è molto comune la denominazione di "Tabac des Vosges", perché gli abitanti delle regioni collinari se ne servono come tabacco da fiuto.

Analogamente, i nostri Cimbri la chiamavano “tabacco di montagna”, dal cimbro “smoitztabac”: veniva adoperata al posto del tabacco da pipa perchè più gradevole al gusto ed anche perché evitava la formazione di catarro. Era una pianta molto nota ai Cimbri, forse per il colore intenso dei suoi capolini, come raggi di sole sui prati. La annoveravano fra le piante dotate di un fluido misterioso: si doveva raccoglierla in ore e giorni determinati, perché solo in questo modo poteva sprigionare tutta la sua magia, facendo innamorare pazzamente chi la toccava!

L'Arnica è stata totalmente ignorata dagli antichi, perché non cresce se non in alta montagna. È citata per la prima volta da Santa Hildegarda von Bingen, monaca Benedettina, (1098-1179), che la raccomanda per il trattamento di contusioni ed ecchimosi. Questo personaggio di grande erudizione, ci ha lasciato tre opere notevoli, che racchiudono un vasto sapere medico: nel "De arboris" completa le conoscenze fitoterapiche di Teofrasto, Dioscoride, Galeno, Plinio e divulga le proprietà di circa duecentocinquanta piante, di cui molte segnalate da lei per la prima volta.

Bisogna aspettare, però, il XV° secolo, perché il Mattioli, grande medico e naturalista, (1500-1577), che ci ha lasciato opere di botanica valide ancor oggi, citi l'Arnica nei testi medici, confondendola, però, con l'Alisma, scoperta da Dioscoride: Mattioli ne ignora le proprietà, ma è il primo a descriverla. Alla fine del 1500 il botanico Tabernaemontanus la segnala come rimedio contro le ferite e, nel 1678, viene celebrata come “panacea lapsorum”, toccasana dei caduti. Sotto forma di tintura, veniva usata contro le distorsioni ed i geloni, mentre, associata ad un decotto di primula, si usava, sotto forma di impacco, per risolvere rapidamente i travasi sanguigni delle contusioni. Preparavano anche un estratto: un fiasco pulito e senza paglia veniva riempito di acqua e fiori freschi e lasciato al sole per tutta l’estate. In questo modo, si formava nel contenitore un succo concentrato, che veniva poi filtrato e diluito per contrastare infezioni o infiammazioni della cute.

Oggi, dai fiori e rizomi di Arnica, si estrae un olio essenziale, che ha azione analoga a quella della canfora; si usa come leggero revulsivo nei casi di dolori reumatici e articolari. La pianta emana un gradevole odore, se schiacciata tra le dita ed ha un sapore amarognolo ed acre.

Le è riconosciuta un'azione elettiva su tutte le parti dell'organismo esposte a traumatismi, in particolare pelle, tessuto connettivo, muscolare, articolazioni, vasi capillari linfatici e venosi. L’estratto di fiori, mescolato al miele, è ritenuto un rimedio efficace contro acne e foruncoli. La tintura, ad uso esterno, si usa per pennellature e frizioni sulle ecchimosi; si utilizza anche contro la sofferenza muscolare conseguente ad allenamenti troppo intensi, come sovente capita agli atleti, ma anche alle persone sedentarie che, all'improvviso, si sottopongono ad esercitazioni fisiche pesanti e protratte. L'Arnica contrasta anche l’alito cattivo e la formazione di gas intestinali.